Non abbiamo mai pensato alla pubblicità come a un'isola a sé stante. Siamo cresciuti con film, dischi ed esposizioni. Le nostre campagne nascono così: da una scena in un teatro, dalla luce su un dipinto, da un accordo udito per caso.

Non lo facciamo per apparire. Arriva naturalmente. Perché l'arte è cultura, e la cultura, se fatta bene, può essere anche una campagna pubblicitaria.

Senza Ispirazione, Nulla Si Muove.

Quando iniziamo a pensare a una nuova produzione, il primo passo è quasi sempre una playlist. O un riferimento visivo. O un'immagine che portiamo con noi da un po'. Poi arrivano le diapositive, le strategie, i budget. Ma prima di tutto, c'è quella sensazione. Quella scena di Antonioni. Quella luce. Quella pagina di una rivista degli anni '90.

E tutto inizia da lì.

Le Nostre Ossessioni Ricorrenti

Col tempo, abbiamo capito cosa ci muove di più:

• Cinema — specialmente quel tipo dove accade poco, eppure succede tutto.

• Musica — meglio con un ritmo di tamburi sincopato.

• Opere d'arte in cui vorremmo poter entrare.

• Le fotografie sbagliate che risultano perfette.

• Libri che non parlano di pubblicità (ma parlano di tutto il resto).

Curiosità come Un Mestiere (e Come un Difetto)

Non è solo ispirazione: è un metodo. Non possiamo fare brainstorming senza portare un riferimento esterno.

Il rischio? Esagerare. A volte iniziamo un incontro per un reel e finiamo per parlare di Ghirri, Wes Anderson o una cover di Björk. Ma forse anche questo fa parte del processo.

Considerazioni Finali

Se c'è una cosa che abbiamo imparato, è questa: nulla viene mai inventato da zero. Ogni buona idea ha radici, e le nostre affondano profondamente in dischi in vinile, poltrone del cinema e musei affollati. Perché se l'arte è cultura, allora anche una pubblicità ben realizzata può esserlo.